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CERN accusato di voler distruggere il Mondo

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~»Mêtål MêwtwØ™«~
view post Posted on 8/9/2008, 14:19




ROMA (18 agosto) - Il prossimo dieci settembre il mondo potrebbe essere diverso da quello che conosciamo. Per esempio potremmo accorgerci che esistono altre dimensioni oltre quelle, sono quattro, che conosciamo. Oppure potremmo scoprire dove si nasconde la gran parte della materia e dell’energia che compone l’Universo e che oggi sfugge alla nostra vista: la materia oscura. Infine potremmo scoprire come è organizzata intimamente la materia e quali sono le particelle che la compongono e che la fanno funzionare secondo le leggi che conosciamo. Per qualcuno poi, il dieci settembre potrebbe anche essere la fine del mondo.

Per quella data è infatti previsto l’inizio del più grande esperimento scientifico che l’uomo abbia mai concepito e realizzato: il Large Hadron Collider (LHC) il più grande acceleratore di particelle del mondo. Il Cern di Ginevra ha infatti annunciato che per quella data il primo fascio di protoni ad altissima energia sarà sparato all’interno dell’anello di 27 chilometri che si trova a cavallo tra la Francia e la Svizzera, sotto la catena del Jura.

La macchina, o meglio le complesse macchine che compongono questo straordinario e sofisticato marchingegno, si trovano sotto il livello del suolo a cento metri di profondità. Sono macchine colossali le cui singole componenti del peso di circa 2000 tonnellate sono state assemblate una ad una direttamente sottoterra. Alla fine sono venute fuori strutture grandi quanto la cattedrale di Notre Dame.

E’ il più grande manufatto mai costruito dall’uomo che servirà a far scontrare pacchetti di particelle invisibili ma dotate di una tale energia che ogni scontro genererà piccoli buchi neri, minuscoli Big Bang. Se andrà tutto bene, sarà una specie di rivoluzione copernicana: scopriremo che il nostro universo, il nostro mondo, così come lo vediamo è solo illusione. Che esistono molti universi diversi e che anche quello in cui siamo non ha solo le quattro dimensioni (le tre dello spazio e quella del tempo) a cui siamo abituati, ma molte di più. E’ come se ci rendessimo conto di avere occhi che vedono solo in bianco e nero, quando la realtà è a colori.

All’interno di una comunità di ricercatori che arriva da tutto il mondo il ruolo giocato dai fisici italiani coordinati dall’Istituto Nazionale di Fisica Nazionale (INFN) è davvero di primo piano. E tra loro, in particolare quello delle donne. A una di loro, Fabiola Gianotti, spetta infatti la guida di uno dei principali esperimenti che varranno realizzati a Ginevra, l’esperimento Atlas che raggruppa circa 1600 fisici provenienti da 165 università e istituti di ricerca di tutto il mondo. Le donne italiane sono il 33 per cento di tutta la comunità femminile del CERN, il laboratorio europeo di Ginevra che sta costruendo la macchina e di cui sono stati direttori gli italiani Carlo Rubbia e Luciano Maiani.

Uno dei punti più affascinati di questa macchina è costituito dai suoi magneti. Sono giganteschi pezzi di ferro che servono per trattare in due modi le particelle: strizzarle e lanciarle. “Il fascio di particelle – spiega Leonardo Rossi dell’Infn – non sta insieme facilmente. Tende ad allargarsi un po’, a spampanarsi. Ma a noi serve molto concentrato, perché così quando ne facciamo scontrare due, la probabilità che i protoni si scontrino veramente è alta. Se invece fossero dispersi in un fascio largo e dilatato, passerebbero uno di fianco all’altro senza scontrarsi”. La cosa più straordinaria è che per permettere alla macchina di raggiungere potenze elevatissime i magneti saranno raffredati con elio liquido. Al loro interno la temperatura sarà prossima allo zero assoluto, addirittura più freddi dell’Universo.

I magneti sono dei prodigi di tecnologia italiana: sono stati fatti per molte componenti all’Ansaldo di Genova (l’unica che ha saputo rispondere alla gara d’appalto). Ma qui, è tutta l’industria italiana che lascia il suo segno. Al punto che, fatto il bilancio tra quello che lo Stato italiano paga per il CERN e le commesse alle industrie italiane, si scopre che la nostra economia ci guadagna: spendiamo meno di quello che guadagniamo in commesse.

Nonostante tanta tecnologia e tanta ricerca, c’è però chi teme che LHC possa portare alla fine del mondo. Proprio come succede nel libro di Dan Brown “Angeli e Demoni”. Due ricercatori americani, Walter Wegner e Luis Sancho, hanno deciso di fare di tutto per impedire l’accensione della macchina, al punto da aver fatto ricorso anche al tribunale. I due ricercatori che hanno avviato anche un’intensa campagna di comunicazione sul web, sono convinti che i piccolissimi buchi neri che si creeranno all’interno di LHC sarebbero in grado di mangiarsi “letteralmente” il nostro pianeta nel giro di qualche mese.

Le paure sollevate dai due ricercatori sembrano però essere più motivate dalla fantascienza che non da considerazioni scientifiche vere e proprie. Tanto che paiono ispirate più che dai manuali di fisica teorica, dalle pagine del fantathriller di Dan Brown. Il Cern infatti ma anche l’Istituto italiano di Fisica nucleare hanno voluto rassicurare tutti sulla totale inconsistenza delle accuse, al punto che hanno rivisto ancora una volta tutte le procedure e i vari possibili fenomeni che potrebbero aver luogo dalle collisioni di particelle ad altissima energia. Ebbene, ancora una volta è stato escluso categoricamente che certe ipotesi possano accadere.

Fonte:http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=29657&sez=HOME_SCIENZA
 
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view post Posted on 8/9/2008, 14:32




ma veramente????? è imposiibile! l'avrebbero detto al tg!
 
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~»Mêtål MêwtwØ™«~
view post Posted on 8/9/2008, 16:33




non l'hanno detto al TG x non creare panico
 
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view post Posted on 8/9/2008, 18:59




ma prchè fine del mondo? in ke senso? mica moriamo tutti!

Aggiornamento:
MILANO - E’ interessante dare uno sguardo, da vicino, al presunto pericolo fatto balenare da un paio di signori, un americano e uno spagnolo, nel momento in cui entrerà in funzione (a partire dal 10 settembre) il nuovo acceleratore LHC del Cern di Ginevra. E’ un vero caso di comunicazione scientifica da analizzare per le conseguenze che ha generato. Chi sono i due signori e che peso hanno le loro osservazioni? Innanzitutto – è bene sottolinearlo - non sono due scienziati. Walter L.Wagner aveva incominciato a studiare fisica all’università di California ma poi scopriva che la sua vocazione era diversa. Quindi abbandonava le formule e si iscriveva a giurisprudenza laureandosi in legge e iniziando una vita da avvocato. Luis Sancho, invece, è ancora più misterioso e si sa soltanto che non è un ricercatore ma un «appassionato» del tempo, come ha raccontato lo stesso Wagner.

SECONDO TENTATIVO - Con queste premesse Wagner e compagno hanno calcato le scale della Federal District Court di Honolulu presentando un esposto ancora nella primavera dell’anno scorso sostenendo con argomentazioni certamente corrette dal punto di vista formale, giuridicamente parlando, ma non altrettanto da quello scientifico, che LHC avrebbe creato dei buchi neri capaci di mangiarsi la Terra. L’operazione era già stata tentata nel 1999 e in quel caso l’obiettivo era un acceleratore del Brookhaven National Laboratory americano. Ma il tribunale non diede soddisfazione e archiviò la pratica. Ora che si è ripresentata l’occasione Wagner ha ritentato l’impresa con maggior clamore. Infatti al CERN hanno preso sul serio le accuse e si sono impegnati a dimostrare che erano vuote, senza fondamento scientifico. «Processi del genere – spiega Michelangelo Mangano che ha fatto parte della commissione che ha preparato il rapporto consegnato ai giudici - avvengono ogni giorno in natura quando i raggi cosmici piovono sulla Terra e non succede mai nulla. Inoltre la creazione di buchi neri è solo un’ipotesi della teoria ma non è detto che si creino. Tuttavia, nel caso in cui si generassero questi avranno un tempo di vita inferiore al secondo e svaniranno subito senza avere il tempo di interagire con la materia circostante».

IGNORANZA E INTERNET - Mangano, però, aggiunge un’osservazione interessante. E cioè che per la prima volta la paura della scienza pericolosa non è più legata soltanto alla biologia (ad esempio organismi geneticamente modificati oppure operazioni di clonazione) ma si estende alla fisica. E’ vero che esiste sempre la paura dell’atomo ma legato agli ordigni nucleari che si possono costruire. Ma per la ricerca sulla natura della materia i fisici non erano mai stati sospettati e mai erano apparsi come soggetti pericolosi. Quindi la paura passa dalla biologia alla fisica. Purtroppo il filo che le lega è sempre lo stesso; cioè la non conoscenza e talvolta l’intenzione a costruire una critica indipendentemente dal rispetto della corretta informazione scientifica. Poi Internet fa il resto e la paura si diffonde e si amplifica e molti cadono nella rete delle false parole generate con intenti ben lontani dalla verità scientifica.

Giovanni Caprara
08 settembre 2008



E smentito Metal dal coriiere:
MILANO — «Non c’è d’aver paura: il nostro superacceleratore non distruggerà la Terra». Non c’è incertezza nelle parole di Fabiola Gianotti, la ricercatrice italiana alla guida di Atlas, uno dei quattro esperimenti permessi dal nuovo Large Hadron Collider, il super acceleratore di particelle che si accenderà il 10 settembre al Cern di Ginevra. Ma due americani si sono rivolti al tribunale chiedendo sia bloccato perché potrebbe creare buchi neri distruttivi. I due non sono scienziati. «È una paura ridicola — spiega Fabiola — perché in natura ogni secondo avvengono spontaneamente, grazie ai raggi cosmici che piovono dallo spazio, collisioni da cui si sprigionano energie miliardi di volte più elevate di quelle da noi ottenute. E se riusciremo a generare buchi neri come una teoria ipotizza, questi saranno microscopici ed evaporeranno subito, nella frazione di un secondo». Fabiola Gianotti, amante della musica e della danza (ma è un ricordo lontano), è cresciuta con la supermacchina che ora dirige e che, tutti aspettano, rivoluzionerà la fisica e la nostra conoscenza. Corre in una galleria sotterranea e al suo interno viaggeranno nuvole di microscopici protoni che, scontrandosi, scateneranno un’energia straordinaria. «Così — dice la scienziata — riprodurremo le condizioni dell’universo quando aveva appena 10 microsecondi dallo scoppio del Big Bang da cui tutto ha avuto origine. Sarà un plasma formato da quark e gluoni con una potenza in gioco di 14 teraelettronvolt (14 mila miliardi di elettronvolt), la più alta mai ottenuta».

COINVOLTI 600 RICERCATORI ITALIANI - La storia dell’LHC è la storia di Fabiola e di una grande aspirazione materializzata. «Avevo appena conquistato il dottorato all’Università di Milano nel 1990 quando entrai al Cern studiando uno strumento che sarebbe stato installato sull’esperimento Atlas». L’impresa, per arrivare all’LHC, è stata lunga e gigantesca perché ha richiesto passi avanti nella tecnologia (come i magneti superconduttori costruiti da Ansaldo-Finmeccanica congelati a 271 gradi sotto zero), nella scienza e un robusto finanziamento di quattro miliardi di euro. L’Italia partecipa attraverso l’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) per una quota del 10 per cento coinvolgendo 600 ricercatori italiani. Ora il traguardo si sta tagliando. E anche Fabiola, grazie ai risultati che otteneva, da semplice ricercatrice rappresentante dell’Infn macinava posizioni sempre più elevate. A Parigi era eletta nel comitato scientifico del Consiglio nazionale delle ricerche francese, a Chicago (Usa) entrava a far parte del comitato supervisore del Fermilab, il più celebre centro di ricerca fisica americano. E nel 2004 entrava nei record del Cern come la prima donna ad essere nominata vice coordinatrice di Atlas: ora lo dirige. «La prospettiva è eccitante perché sarò alla guida di un gruppo di 2500 scienziati provenienti da 37 nazioni di cinque continenti, con culture e formazioni diverse. Non è stato facile, ma al Cern è possibile perché non c’è discriminazione tra maschi e femmine, ciò che conta sono le capacità». Dalla supermacchina si aspettano grandi risultati. «Sarà come aprire la porta di un giardino delle meraviglie — dice —. Gli obiettivi sono tanti: trovare il bosone di Higgs, soprannominato la particella di Dio perché spiega come mai la materia abbia masse diverse; decifrare la natura della materia oscura dell’universo, individuare nuove particelle o incontrare addirittura dimensioni sconosciute». Ma quale era l’aspirazione segreta di Fabiola Giannotti? «Spiegare la natura delle cose che prima cercavo nella filosofia e poi ho trovato nella fisica». E la scienza basta? «No, quando la sera rientro e suono il pianoforte inizio un viaggio in una dimensione altrettanto fantastica».

Giovanni Caprara
07 settembre 2008(ultima modifica: 08 settembre 2008)
 
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~»Mêtål MêwtwØ™«~
view post Posted on 8/9/2008, 19:56




anche se smentiscono non si sà cosa succederà
 
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~»Mêtål MêwtwØ™«~
view post Posted on 9/9/2008, 17:55




ATTENZIONE: DOMANI ALLE 10:30 SI ACCENDERA' LA MACCHINA
 
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-Henry92-
view post Posted on 10/9/2008, 11:11




allora quand'è che saltiamo in aria??
 
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martina1998
view post Posted on 10/9/2008, 11:24




scusate se mi faccio un varco ma ci sono tante versioni di questa notizia cambia l'orario: 6:30 9:30 10:30 ps: quella delle 9:30 l'hanno detta in tv....

cambia pure il numero degli scenziati 2345 e molti di più 600 1230
 
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~»Mêtål MêwtwØ™«~
view post Posted on 10/9/2008, 19:10




Non siamo saltati perfortuna!!! ma il 21 ottobre aumenteranno la potenza della macchina e ci sarà da preocccuparsi
 
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martina1998
view post Posted on 10/9/2008, 20:43




o mio dio! stavolta ci credo...
 
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~»Mêtål MêwtwØ™«~
view post Posted on 11/9/2008, 18:25




Ieri non hanno neanche lanciato tutti e 2 i fasci di protoni qundi non si sono neanche scontrati

la potenza verrà triplicata x il 21 ottobre
 
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~»Mêtål MêwtwØ™«~
view post Posted on 11/9/2008, 18:45




AGGIORNAMENTO SUL ESPERIMENTO:

Cern: avviato l´acceleratore particelle. Mattioli: «Esperimento straordinario»
di Alessandro Farulli

LIVORNO. Il fascio di luce nel Large Hadron Collider (Lhc) del Cern di Ginevra – riportano le agenzie di stampa - ha completato il primo giro dell´acceleratore. Applausi dei ricercatori del centro di controllo del Cern di Ginevra. Un grande applauso e un brindisi hanno salutato l´evento storico anche nella sede dell´Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) a Roma, in collegamento con il Cern di Ginevra. La tensione era altissima, a Roma come in molte altri parti del mondo e come in Svizzera, dove i ricercatori hanno seguito le ultime fasi del percorso del fascio di protoni nell´anello dell´acceleratore seduti in cerchio attorno ai monitor del centro di controllo dell´Lhc.
Erano presenti tutti gli ex direttori generali del Cern, compresi gli italiani Luciano Maiani, oggi presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), e Carlo Rubbia.

«È più emozionante di un lancio spaziale», ha detto il presidente dell´Infn, Roberto Petrozio, commentando tutte le fasi dell´evento. «Quello di oggi è un lancio del microcosmo che promette di avere un´importanza fondamentale per la fisica».

In molti però si chiedono quale sia questa importanza fondamentale per la fisica e le sue eventuali ricadute per l’umanità nel caso che l’esperimento abbia un esito positivo. Lo abbiamo chiesto a Gianni Mattioli, che oltre ad essere un uomo politico e un ambientalista (è nell’esecutivo di Legambiente) è laureato in fisica ed insegna la stessa materia all’università La Sapienza di Roma, in cui ha condotto ricerche nel campo delle particelle elementari e della meccanica quantistica.

«Per far capire il fondamento di questo tipo di fisica – comincia Mattioli - si pensi che circa 100 anni fa il fisico Ernest Rutherford mise in evidenza il fatto che il nucleo dell’atomo non era una particella indivisibile, ma a sua volta un sistema di particelle. L’esperimento consistette nel bombardando con particelle alfa (elio) di foglietti d’oro. Se il nucleo dell’atomo dell’oro fosse stato una palletta compatta, le particelle alfa cariche di elettricità positiva, nell’interazione con il nucleo ugualmente carico di elettricità positiva avrebbero dato luogo a un problema ben noto ai fisici, ovvero quello di due corpi che interagiscono tramite una forza di tipo elettrostatico, la nota forza di Coulomb, una forza repulsiva per cui si era in grado perfettamente di prevedere le traiettorie possibili che avrebbero avuto a causa della diffusione causata dalla forza repulsiva.

Per un po’ Rutherford vide che tutto andava secondo quanto previsto fino a quando le particelle alfa avevano una certa velocità e una certa energia. Ma poi scoprì che da un certo punto in poi, continuando ad aumentare le particelle, il comportamento non è più quello previsto, ma cominciano ad esserci distorsioni. E questo è certo perché quelle particelle incidenti hanno un’energia tale da potersi avvicinare sempre di più al nucleo e più si avvicinano e più cominciano a sentirsi altre forze diverse da quelle repulsive. Sono le forze nucleari che tengono insieme le particelle (protoni e neutroni) che costituiscono un universo ancora più piccolo di quello dell’atomo».

«Seguirà – prosegue Mattioli - un secolo in cui si continueranno le sperimentazioni e si otterranno informazioni sempre più accurate continuando ad aumentare l’energia delle particelle incidenti. E quello che sta succedendo al Cern è una conseguenza di quegli studi. Ci troviamo di fronte a un livello di energia molto grande che si ottiene facendo camminare molto, e in circolo perché altrimenti chissà dove dovresti poi andarla a recuperare, fasci di protoni e accelerando sempre più il loro movimento grazie ad un sistema di magneti che riescono anche ad incurvare in modo stabile e regolare la traiettorie dentro la nota circonferenza di raggio 27 Km. Un imponente esperimento e la circolarità, è ovvio, è necessaria per far girare le particelle, ma anche perché in un punto prestabilito c’è una specie di caverna in cui ci sono tutti gli apparti sperimentali che servono per osservare quello che succede quando noi, oltre che a far girare i protoni in un senso, gli mandiamo anche contro un altro fascio di particelle (ioni pesanti) che vanno in senso opposto con elevata probabilità di scontrasi.

Quello che ormai tutti i lettori hanno imparato è che ci si aspetta che da questi urti che avvengono ad energie elevatissime, secondo la ben nota equazione di Einstein, si possa generare materia e quindi grandi quantità di particelle in gran parte oggi note e previste; altre descritte e previste ma non viste; altre di cui non sappiamo nulla e che forse a quella elevata energie si materializzeranno.

Tra queste particelle la speranza è che ci siano tracce anche di quella del bosone di Higgs, detta anche la “particella di Dio” che potrebbe essere, secondo la fisica teorica delle particelle elementari, uno dei mattoni essenziali in quella costruzione della “storia dell’universo”: ovvero come da un bagno di particelle elementari si sono venute formando attraverso processi complessi, atomi che poi hanno generato altri atomi fino alla materia. In questa costruzione il bosone ha un ruolo fondamentale, ma il punto è che finora non è mai stato osservato».

E dal punto di vista etico quale valore ha questo esperimento se andrà a buon fine?
«Alcuni decenni fa questo tipo di fisica era molto in discussione ed effettivamente c’erano buoni elementi per farlo, nel senso che ci si aspettava di avere risultati che però che erano contraddittori con ipotesi di partenza. Le teorie in base alle quali si costruiva questa fisica teorica avevano elementi forti di contraddizioni da cui il famoso paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen che denunciava l’incompletezza della teoria della meccanica quantistica. Un atteggiamento fortemente critico rispetto a questa fisica e alle sue basi teoriche, tanto che si guardava anche ad aspetti di poteri ideologici di questa che veniva chiamata la ‘big science’. C’era, insomma, competizione mondiale non lontana anche da aspetti ideologici. Negli anni invece, non voglio dire che sia un pregio o un difetto, ma questo dibattito è stato molto messo da parte e si cerca di fare delle cose, pur molto costose, per vedere cosa ne esce fuori. Nessuno pensi che siano idealità pura, perché intorno gioca una struttura enorme di imprese ed è evidente che qui c’è innovazione tecnologica acceleratissima che genera poi una corsa a sfruttare i brevetti e le licenze. Ma in una giornata come questa invito a stare un po’ a quello che emerge dal punto di vista scientifico e delle nuove conoscenze. Oggi pensiamo a questo».

Ma si può intravedere quali potranno essere le applicazioni eventuali di queste nuove scoperte?
«La tecnologia che permette di misurare quello che esce dall’urto è tecnologicamente formidabile, pensate che riesce a vedere particelle che hanno masse enormemente piccole e che esistono per frazioni di tempo minuscole. Quindi queste tecnologie avranno sicuramente ricadute intuibili da tutti. Ma dal punto di vista dell’effetto che avrà il riconoscimento del bosone di Dio, è prematuro immaginare qualunque cosa. E un tassello di importanza essenziale per la conoscenza della fisica, questo sì. Il resto vedremo».

Fonte: http://www.greenreport.it/contenuti/leggi.php?id_cont=15402

 
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view post Posted on 12/9/2008, 13:30




ok
 
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~»Mêtål MêwtwØ™«~
view post Posted on 14/9/2008, 10:59




AGGIORNAMENTO:Hacker violano i computer del Cern



Gli esperti: nessun danno rilevante
LONDRA
Ha subito un attacco da parte di hacker il sito di uno dei quattro esperimenti dell’acceleratore Large Hadron Collider (Lhc) del Cern di Ginevra. Lo riferiscono oggi i quotidiani britannici Times e Daily Telegraph.

Gli hacker sono penetrati nella rete del Cern mercoledì scorso, ossia proprio nel giorno in cui la macchina è stata accesa ed hanno lasciato una pagina internet sul sito dell’esperimento Cms (www.cmsmon.cern.ch), che attualmente non è accessibile. La pagina si intitola «The Greek Security Team». In essa gli hacker dichiarano di non avere intenzione di danneggiare i dati ma solo di mostrare che la rete informatica del laboratorio di Ginevra non è inaccessibile.

L’attacco non ha fatto danni. «Fra il 9 e il 10 settembre è stato colpito uno dei computer utilizzati per l’esperimento Cms», ha confermato Guido Tonelli, della sezione dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) di Pisa e coordinatore dell’esperimento Cms per l’Italia. «Il computer che è stato colpito - ha aggiunto - viene utilizzato per alcune funzioni non vitali dell’esperimento». Si è trattato, ha aggiunto, «soltanto di un’azione dimostrativa. Dopo l’attacco il computer è stato completamente staccato dalla rete». Il danno sarà riparato, «ma adesso - ha osservato - bisogna capire come rafforzare ulteriormente le misure di sicurezza, soprattutto nell’eventualità che in futuro qualcuno voglia lanciare un attacco che non sia puramente dimostrativo».

Fonte: http://www.informazione.it/a/a1a48112-5b6f...uter-del-Cern?v
 
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martina1998
view post Posted on 14/9/2008, 11:19




Wow un hacker sono rimasta a bocca aperta
 
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19 replies since 8/9/2008, 14:19   282 views
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